Oggi voglio parlarvi di come secondo me nessun programma televisivo esistente riesca a riassumere in meno di 3 minuti come funziona la vita sentimentale, per non dire lavorativa o sportiva, della maggior parte delle persone meglio di “The Voice“.
Italia, Uk, Us, Australia o Hollande che sia.
Non so se ne conoscete la modalità di funzionamento, se lo avete mai seguito in tv o magari in streaming su Youtube.
Io ad esempio mi auto-proclamo come uno dei più malati ed accaniti follower di questo talent show, e non solo nella sua versione tricolore.
Perché nessuno mi crederà, ma a parte le versioni più famose vedi quella americana, che ha visto avvicendarsi giudici tra cui Pharrell, Adam Levine, Gwen Stefani, Usher, Christina Aguilera, Cee-Lo Green tanto per citarne qualcuno ed inglese giudicato da Jessie-J, Tom Jones, Will.I.Am, Boy George e Rita Ora ad esempio, io sono un assiduo spettatore anche della versione cinese e sud-africana, oltre a quella olandese, quella australiana e parecchie altre.
Ma questo è un altro discorso e degno dei più illustri psichiatri e psicoterapeuti del Pianeta.
Il motivo per cui ho scomodato “The Voice” è per quanto sia incredibilmente analogo a quello che succede di continuo ad ognuno di noi, e vi vado a spiegare il perché.
Eh già.
Perché “The Voice” sa essere un programma capace di emozionarti e tenerti sulle spine peggio della/e puntata/e in cui Goku deve sconfiggere Freezer, ma che allo stesso tempo può sfociare in un epilogo dannatamente crudele.
Come funziona:
un aspirante cantante, conosciuto come no, si trova di fronte a 4 sedie sulle quali siedono 4 giudici, o a volte di più nel caso in cui su una delle sedie ci sia una coppia (tipo Dj Francesco con il padre Roby Facchinetti o i Good Charlotte), che però danno la schiena al concorrente, in modo da non esser condizionati da nulla se non dalla sua voce.
Su ogni sedia c’è un pulsante che una volta pigiato fa sì che la sedia giri e automaticamente fa entrare il concorrente nel programma. Se a girarsi è solo uno dei 4 giudici allora il concorrente non ha libertà di scelta e si trova, suo malgrado o meno, ad entrare a far parte del team dell’unico coach che ne ha apprezzato le doti canore; se invece a girarsi è più di una sedia allora la scelta del team in cui entrare a far parte passa al concorrente e non più ai giudici, i quali però hanno la possibilità di indirizzarlo nella sua scelta.
(vedere foto all’inizio dell’articolo per farsene un’idea)
Ogni aspirante ha a disposizione 1 minuto e 30 secondi per dare il meglio di sé, vincere l’ansia da prestazione, tirare fuori doti vocali innate o meno, decidere se ricorrere a virtuosismi o no, cantare un pezzo conosciutissimo o qualcosa di nicchia per fare colpo su qualche giudice e stuzzicarne la cultura musicale sicuramente variegata e non da bar e magari addirittura decidere se cantare o meno un pezzo il cui interprete originale si trovi al di là dello schienale della sedia.
A mio modo di vedere, l’emozione immensa sta nelle espressioni che i coaches/giudici assumono nel corso dei 90 secondi, nell’indecisione che mostrano o addirittura nello sgomento che provano di fronte ad esibizioni talmente da perfette da farli girare tutti e 4 dopo la prima nota pronunciata dal cantante.
Non solo, l’emozione più grande sta soprattutto nel viso di ogni concorrente appena vede che una sedia si illumina, gira su se stessa e svela ai suoi occhi il giudice che lo ha scelto.
Significa esser dentro il programma, significa aver fatto colpo, significa esserci riusciti.
Alcune audizioni sono davvero intense e cariche di significati. Come ovvio che sia spesso per fare televisione ci deve essere obbligatoriamente qualche psicodramma dietro, ma penso che psicodrammi o meno dei concorrenti, sia quasi impossibile non esser felici o sorridere quando magari fino ad un secondo prima della fine di una canzone nessuna delle sedie si sia ancora girata e magari una frazione di secondo dopo si.
Se non avete mai visto nessuna audizione fidatevi, andate su youtube e cercatene una qualsiasi, perché spiegarlo a voce va bene e non è nulla di complicato da capire, ma guardalo e viverlo da spettatori è tutta un’altra cosa.
Ovviamente però, così come si possono girare, i giudici possono anche decidere di non girarsi.
E qui non mi voglio dilungare, perché va da sé.
Certo, a fine audizione potrebbero evitare di dare spiegazioni del tipo:
“hai una grande voce, ma non mi sei arrivato/a”
o
“se avessi saputo che eri così giovane con una performance del genere mi sarei girato di sicuro”.
Sono motivazioni finte e di circostanza che si sentono già abbastanza in altri contesti, ma questo essere paraculi è più che abusato in ogni dove, figuratevi se in un programma televisivo seguito da milioni di persone uno avesse il coraggio di dire ad una persona che ha scartato in soli 90 secondi:
“non mi sei piaciuto per niente, per questo non mi sono girato e non ti ho scelto”.
Adesso, sostituite i concorrenti con voi stessi, i giudici con persone che vi piacciono e che vorreste frequentare e la canzone scelta per l’audizione con tutto quello che si fa per la persona che si rincorre.
Non è davvero il riassunto di come funziona la vita di tutti i giorni?
P.S.
a volte uno pagherebbe per avere almeno 90 secondi.